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Cos’è, come si cura

A cura del Dott. Nicola Mondanelli – L’artrosi è il processo degenerativo, di invecchiamento, delle articolazioni (le giunture che uniscono i segmenti scheletrici). Si chiama coxartrosi l’artrosi dell’articolazione coxo-femorale, ovvero dell’anca, l’articolazione che sta tra il bacino e la coscia. L’articolazione dell’anca è formata dall’acetabolo (o cotile), un’emisfera concava che sta “sopra”, e la testa del femore, che è una sfera piena e sta “sotto”; a tenere insieme i due capi articolari è una capsula cilindrica, che ha degli ispessimenti (legamenti capsulari), e un legamento cordoniforme (legamento rotondo) che unisce da dentro il fondo del cotile con la testa femorale.

L’anca, data la sua conformazione anatomica con una congruenza che si può definire perfetta, si può muovere su tutti i piani, e quindi la coscia rispetto al bacino si può flettere (piegare in avanti) o estendere (andare indietro), abdurre (portare di lato) o addurre (portare oltre la linea mediana del corpo), oppure ruotare sia verso l’interno che verso l’esterno; la testa del femore non può invece scivolare in direzione lineare rispetto all’acetabolo né allontanarsi dallo stesso (grazie a capsula e legamenti), ed il limite di movimento è dato dalla conformazione ossea stessa e dall’ingombro dei tessuti molli, a cominciare dai tendini e dai muscoli. I muscoli che fanno muovere l’anca sono molteplici, in particolare ricordiamo il muscolo ileopsoas, che nasce da dentro il bacino e fa flettere l’anca, ed i muscoli glutei (piccolo, medio e grande gluteo) che sono i muscoli più importanti e che fanno estendere, abdurre ed extraruotare l’anca. Quando per un qualunque motivo (con l’età, per una conformazione anatomica in verità non così perfetta, in seguito ad un trauma, oppure per una malattia infiammatoria della sinovia, che è il rivestimento interno della capsula articolare) inizia l’usura articolare e la cartilagine non è più liscia e congruente, i movimenti cominciano ad essere ridotti e meno fluidi, le variazioni anatomiche inoltre alterano i bracci di leva dei muscoli glutei ed i tendini si rovinano, e si avrà anche debolezza muscolare. Il paziente accuserà dolore e si renderà conto anche di una certa limitazione funzionale. Il dolore tipico che nasce dall’anca è all’inguine con irradiazione alla faccia mediale della coscia fino al ginocchio (ma non oltre il ginocchio stesso), possibile è però anche il dolore posteriore nel gluteo o lateralmente sul gran trocantere (sporgenza ossea del femore dove si inseriscono i muscoli glutei). I movimenti frequentemente ridotti sono la flessione (portare la coscia al petto risulta non più possibile) e l’intrarotazione (portare la punta del piede verso l’interno), spesso anche l’abduzione (muovere lateralmente l’arto inferiore). I movimenti risultano ridotti principalmente per lo sviluppo di osteofiti, ovvero di becchi ossei che bloccano il movimento a fine corsa (tipica la riduzione della flessione-intrarotazione), ma anche per debolezza muscolare (per esempio abduzione ridotta per deficit di forza dei muscoli glutei). Tipica è la rigidità articolare al risveglio, mentre durante il giorno con l’utilizzo l’articolazione si scioglie per poi tornare ad essere impastata e dolente alla sera; spesso il paziente ha difficoltà a mettersi i calzini oppure a salire o scendere dall’auto, oppure insorge velocemente dolore a camminare e anche zoppia (sia per dolore che per debolezza dei muscoli glutei).

Il trattamento della coxartrosi prevede, nella fase iniziale, attenzioni comportamentali come ginnastica (mobilizzazione fuori carico, rinforzo muscolare), assunzione di integratori (i cosiddetti condroprotettori, sostanze che rientrano nel metabolismo della cartilagine articolare), ed antinfiammatori/antidolorifici da prendere al bisogno; oltre a questo, nelle fasi ancora iniziali (in cui la cartilagine articolare è sì consumata ma ancora presente) può essere di beneficio la terapia infiltrativa (“si rabbocca l’olio motore”: il lubrificante più utilizzato è l’acido ialuronico). Infine, quando il trattamento conservativo non è più in grado di controllare la sintomatologia (dolore, limitazione funzionale), diventa indicato il trattamento chirurgico di sostituzione dell’articolazione con una protesi, di cui parleremo un’altra volta.