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Articolo a cura del Dott. Andrea Tedesco, dentista – La perdita ossea in seguito a quella dei denti comporta notevoli disagi, rendendo invalidante qualsiasi tipo di rapporto sociale con effetti negativi sulla qualità di vita di quei pazienti che cercano in ogni maniera di poter ripristinare una normale vita sociale. In passato l’approccio terapeutico verso questo problema si orientava verso soluzioni molto invasive e debilitanti.
L’allungamento dell’età media e la richiesta sempre maggiore di un miglioramento della qualità della vita, da un punto di vista sia estetico che funzionale, ha fatto sì che le tecniche odontoiatriche siano diventate sempre più vicine alle necessità dei pazienti. Spesso, nei soggetti edentuli con marcata atrofia mascellare, la protesi mobile rappresenta un vero problema per la ridotta stabilità e per il disagio che comporta. La perdita dei denti non solo provoca problemi a livello funzionale, ma soprattutto un enorme disagio estetico, con compromissione della normale vita sociale. Se a tutto ciò associamo anche una grave atrofia ossea in grado di rendere difficoltosa e a volte impossibile una normale riabilitazione protesica, è facile intuire quanto tortuosa possa essere la gestione clinica di questi pazienti.
In questi casi l’inserimento di impianti endoossei per la realizzazione di protesi fisse è possibile solo dopo aver effettuato importanti interventi di chirurgia ricostruttiva, spesso con prelievi ossei da sedi extraorali. Ormai è noto però che questi interventi non sempre portano a risultati ottimali, in quanto spesso gli innesti ossei possono andare incontro a forte riassorbimento, compromettendo il caso clinico. Inoltre, bisogna tener presente anche i tempi estremamente lunghi, i disagi postoperatori e la gestione difficoltosa, a volte impossibile, dei provvisori.
Negli ultimi anni sono state proposte nuove tecniche chirurgiche per l’inserimento immediato di impianti e protesi attraverso le quali è possibile sfruttare il volume osseo residuo, evitando così tecniche rigenerative più complesse. Potremmo considerare gli impianti zigomatici anche come uno step successivo a questo tipo di tecniche, in quanto essendo di notevole lunghezza (da 30 a 52,5 mm), permettono di ancorarsi direttamente all’osso zigomatico riducendo:
– i tempi di attesa per la possibilità di inserire immediatamente la protesi;
– i notevoli disagi dovuti ai numerosi interventi;
– sensibilmente i costi;
– la morbilità.
Da un punto di vista protesico, la riabilitazione solitamente è una struttura estremamente semplice ma di grande impatto funzionale ed estetico.Tutto ciò rende questo tipo di approccio ideale in quelle situazioni laddove il paziente non vuole o non può sottoporsi a lunghi trattamenti chirurgici spesso invasivi e non sempre risolutivi.
Inoltre, non bisogna dimenticare quei pazienti che hanno subito importanti resezioni oncologiche, dove gli impianti zigomatici trovano una giusta indicazione per il fatto che difficilmente essi possono essere trattati con chirurgia rigenerativa.
Le motivazioni che portano alla fine ad una scelta verso l’utilizzo di impianti zigomatici sono molteplici:
· la difficoltà nella gestione delle protesi mobili,
spesso non stabili, ingombranti, fastidiose, con la continua paura da parte del paziente di perderle in qualsiasi momento;
· il dolore alla compressione causato dalle
protesi rimovibili sui tessuti molli con possibili lesioni sulle mucose;
· la difficoltà nella masticazione;
· si evitano complesse procedure di innesto osseo.
Bisogna fare alcune considerazioni. Gli impianti zigomatici sono una buona idea? L’osso zigomatico è un buon ancoraggio? Sono impianti affidabili? Che benefici possono dare ai nostri pazienti? Che studi ci sono? Ci sono alternative?
Le risposte a tutte queste domande sono più che positive, in quanto gli impianti zigomatici sono certamente una buona idea soprattutto nei pazienti che hanno già subito interventi di chirurgia rigenerativa non andati a buon fine, in quelli che hanno subito gravi resezioni oncologiche, traumi, ma anche in quei pazienti che non vogliono sottoporsi a lunghi ed estenuanti interventi chirurgici additivi.
L’osso zigomatico è un ottimo ancoraggio, un osso di buona qualità nella maggior parte dei casi utile per l’ancoraggio di impianti.
Ad oggi, la letteratura e i molteplici studi e pubblicazioni scientifiche a livello mondiale parlano di elevate percentuali di successo, quindi possiamo affermare che sono certamente impianti affidabili.
Chiaramente i benefici per i pazienti sono enormi perché se pensiamo soltanto al trattamento di importanti atrofie, spesso ingestibili, possiamo capire quanto possa essere importante per un paziente non solo essere trattato con risoluzioni protesiche fisse, ma anche in poche ore!